Alfieri indagato per corruzione. Indagini sugli appalti alla Dervit
Una nuova indagine su alcune gare d’appalto, nel salernitano, condotta dalla Procura di Salerno, coinvolgerebbe anche il sindaco di Capaccio Paestum e presidente della Provincia Franco Alfieri. L’ex primo cittadino di Torchiara e Agropoli è indagato per corruzione e turbativa d’asta. Insieme a lui altre cinque persone, tra cui la sorella Elvira, titolare della Alfieri Impianti. Le attività dei militari del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza, diretti dal ten. col. Claudio Molinari, si sono concentrate dalle prime ore del mattino di martedì presso gli uffici del comune cilentano e di Palazzo Sant’Agostino fino allo studio legale di Alfieri ad Agropoli. Una perquisizione ha riguardato anche il comune di Battipaglia. Sotto i riflettori gli appalti della pubblica illuminazione che coinvolgono la famiglia Alfieri attraverso l’azienda di famiglia e la Dervit di Roccadaspide. Le acquisizioni hanno riguardato proprio gli appalti affidati, anche dal comune di Capaccio Paestum, alla Dervit, dove, figurerebbe tra i soci la figlia del sindaco – presidente.
L’OPERAZIONE DELLA GDF
Già dalle ore 7.30 di martedì mattina, gli uomini delle Fiamme gialle, anche in borghese, hanno perquisito le due sedi istituzionali acquisendo atti e documenti. Non sarebbero stati portati via computer o altri dispositivi informatici. Rimane lo stretto riserbo sulle indagini. Pare le gare si riferiscano ad appalti inerenti la pubblica illuminazione. Alfieri non era presente in Provincia al momento della perquisizione non essendo mercoledì o venerdì, i due giorni in cui il presidente della Provincia riceve pubblico e amministratori presso la sua stanza. I militari hanno lasciato Palazzo Sant’Agostino intorno alle ore 13. «Cielo sereno non teme tempesta. Esprimo piena fiducia nella magistratura e negli organi inquirenti con la certezza che presto si farà chiarezza nell’interesse mio, degli enti che amministro e dei cittadini che ogni giorno mi rinnovano la loro fiducia – ha rassicurato, in una nota, Alfieri – Continua il mio impegno come sindaco di Capaccio Paestum e Presidente della Provincia di Salerno con la dedizione, la determinazione e la tenacia che da sempre mi appartengono e da sempre contraddistinguono il mio agire».
IL PERSONAGGIO
Franco Alfieri, braccio destro del governatore della regione Campania, già capo segreteria di Vincenzo De Luca e suo consigliere politico all’Agricoltura e pesca e delegato al Masterplan, il progetto per lo sviluppo e la riqualificazione del litorale a sud di Salerno, era già finito sotto i riflettori della magistratura per l’inchiesta “Ghost road” del 2008 sulle strade fantasma, quella più nota Celso – Casalvelino, che portò all’arresto di tecnici provinciali ed imprenditori. Alfieri (all’epoca assessore provinciale ai Lavori pubblici, fu denunciato dal sindaco-pescatore Angelo Vassallo: verrà indagato e poi imputato in un altro processo “costola”, conosciuto comunemente il “Due Torri bis”. Qui si costituì parte civile anche la Fondazione Angelo Vassallo ma per Alfieri scattò la prescrizione. Ancora, più recenti, la sfilata di ambulanze che festeggiavano la sua elezione a sindaco di Capaccio Paestum nel 2019, da parte dell’associazione di volontariato che faceva riferimento a Roberto Squecco poi arrestato nel 2021 nell’ambito di un’altra inchiesta “Le croci del Silaro” della procura di Salerno sugli affari delle organizzazioni criminali sul trasporto degli ammalati a bordo di ambulanze. Il personaggio di Franco Alfieri, eletto presidente della Provincia di Salerno nel 2022, è finito al centro del dibattito mediatico dopo l’episodio del 2016, nel corso di un incontro all’hotel Ramada di Napoli, a pochi giorni dal referendum costituzionale voluto dall’ex premier Matteo Renzi e rivolto ad oltre 300 amministratori locali del Pd, in cui il governatore Vincenzo De Luca si rivolse all’ex sindaco di Agropoli chiedendogli di organizzare qualsiasi cosa pur di raccogliere voti, finanche ad «offrire fritture di pesce». Per quella frase, Alfieri fu accusato di istigazione al voto di scambio, poi decaduta e non più processato. E da quel momento è soprannominato “re delle fritture”.