Salerno c’est moi!
La sfrontatezza di continuare imperterriti a “fare i babà” in città evidentemente con la convinzione che avendo coinvolto negli anni diversi magistrati nelle vicende politiche salernitane questi gli avrebbero assicurato copertura ed impunità. Il senso di impunità nella vicenda coop di Salerno dovuto a 30 anni in cui non sono mai stati scalfitti ma solo accarezzati dalla magistratura e con un potere piramidale, ben descritto Da Andrea Pellegrino e la compianta Marta Naddei, Il sistema Salerno (2016), al cui apice c’è colui che può tutto, il grande architetto. Un sistema volto all’arricchimento personale con il sempre attuale metodo del Mangia tu che mangio pure io a scapito della collettività drogata dai proclami del venerdì e delle mezze inaugurazioni pubbliche, complici gli ignavi cittadini a cui tutto scivola addosso.
Una massimizzazione dei profitti personali ed una socializzazione delle perdite, questa è stata ed è Salerno da quasi un trentennio a guida sinistro – stalinista ( il ventennio fascista tanto vituperato e rispolverato all’occorrenza dalla sinistra portò un paese arretrato con una economia prevalentemente agricola ad essere capofila dell’innovazione civile con i diritti dei lavoratori e la sanità pubblica e tecnologica con l’implementazione di una flotta aerea e navale commerciale talmente avanzata da dare seri problemi agli inglesi: ma questa è un’altra storia). Un sistema che ha ingabbiato ed ingabbia tutt’ora Salerno impartendo anno dopo anno ferite mortali alla città ed ai suoi cittadini che sempre più numerosi abbandonano la natia terra per cercare una vita dignitosa altrove. In pochi resistono, sono onesti lavoratori, professionisti ed operatori economici rei di non voler cedere, succubi della legge del taglione: “o sei con noi o contro di noi”. Questo sistema e le persone che ne fanno parte sono il vero cancro della città, ne danneggiano la crescita economica e culturale e la riducono ad una puttana di strada usata e malversata, consegnata infine alla plebaglia clientelare, abituata a vivere ai piedi della tavola del loro signore e cibarsi dei rimasugli. Un sistema cooperativistico nel vero senso della parola dove tutto passa per gli affidamenti alle cooperative che, guarda caso, si moltiplicano poghi mesi prima di un appuntamento elettorale. Le coop, nate per dare lavoro e servizi di qualità alla collettività sono divenute formidabili mezzi di ricatto lavorativo, di assoggettazione e di dissuasione del voto telecomandato e nello stesso tempo fabbrica di mazzette che vengono pagate nei modi più disparati, anche “in natura” (ognuno intenda quel che vuole). Un Comune dove anche avere un semplice certificato diventa un favore ed una promessa elettorale, un Comune dove i dipendenti pubblici (non tutti) di pubblico non hanno fatto mai niente manco spazzare il proprio ufficio, lavoro “usurante” demandato alle solite cooperative con presidenti dagli stipendi di giada e lavoratori a cottimo. Non esente da colpe è l’opposizione volutamente cieca e non scevra da contraddizioni che l’unica cosa che ha saputo fare in questi anni è stata eclissarsi il più delle volte tranne quando non poteva farne a meno, impegnata solo ed unicamente ad assicurarsi uno strapuntino a Napoli a Palazzo Santa Lucia o a Roma a Montecitorio (Palazzo Guerra è per gli sfigati ed i fessi) non disprezzando di strizzare l’occhio all’avversario e peggio ancora ad accrescere la simpatia, la notorietà, o meglio l’audience, come si dice oggi, con le caricature e le battute grottesche del “Luce” di Salerno ( prossimo candidato alla presidenza del PD) che si riempie di commovente alterigia durante l’inaugurazione della sua Domus Aurea: a quando anche il suo Mausoleo? Chissà forse un elettorato più attento e partecipativo visto che l’astensione è molto alta, una consapevolezza forte e responsabile di quanto il voto sia importante, e di come sia importante anche la gestione della macchina elettorale, che va assolutamente riformata perché troppo spesso brogli e “brogliatori” non vengono individuati per tempo e bloccati, inficiando così la più alta espressione democratica di un Paese civile: Il VOTO.
Non si può e non si deve fare solo riferimento alla Magistratura per risolvere i problemi piuttosto al buon senso civico e democratico del cittadino. Una cosa è sicura che in questa storia chi ne esce perdente è il cittadino salernitano tutti indistintamente e ciò che è peggio la mancanza di uomini ed alternative farà rimpiangere molti che diranno: “si stava meglio quando si stava peggio”.