SALERNO, LA CITTA’ DI MARE DEL TURISMO “INVERSO”
Vogliamo un turismo “di stagione” o “destagionalizzato”? La partita del turismo si gioca su questa
differenza. A Salerno, città di potenziale turismo costiero e con un patrimonio storico medioevale di tutto
rispetto (l’apogeo della “Opulenta Salernum” capitale prima longobarda, poi normanna, sede della più
importante Scuola Medica d’Europa e del Mediterraneo cristiano) il paradosso è che quella “destagionalità”
è l’offerta turistica primaverile – estiva. Qui è concepito un turismo “inverso”. Ad un osservatore oggettivo
non può certo sfuggite che l’offerta turistica sbandierata ai quattro venti da oltre vent’anni è unicamente
incentrata su kermesse tipicamente invernali: “Luci d’Artista” e, a volte “Mercatini di Natale” tipici delle
città mitteleuropee più che mediterranee”. Non si comprende perché una città di mare con un illustre
passato da far conoscere ed apprezzare con la bella stagione non venga resa attrattiva che per soli due soli mesi invernali e senza un incoming “internazionale” che sia degno di questo nome. È ampiamente noto che il turismo crocieristico, garantisce le maggiori entrate all’Autorità di Sistema Portuale ad ogni “toccata” di nave e al concessionario del Terminal Cruse, in quanto per scelte di marketing delle compagnie di navigazione, il flusso dei passeggeri è dirottato altrove e quella di trascorrere del tempo in città è un optional. Senza parlare di quanto si perde, in termini di indotto economico, sui luxury yachts che approdano al Marina di Arechi e i cui passeggeri non sono “connessi” con il centro. Bisogna creare
un’offerta che si leghi a radici culturali, identitarie e internazionalmente appetibili. Le “Luci” sono solo un
companatico legato ad un periodo dell’anno ove ormai si “accende” ogni città del Pianeta non l’”attrazione” che si identifica con la città e costituisce il “motivo.